Ospite a Parma dell’Assemblea generale Filcams Cgil, grazie alla collaborazione con Libera Parma
Uscire dai contesti mafiosi è più difficile quando c’è di mezzo la famiglia, ma si può. Lo ha spiegato Giuseppina Latella, già procuratore presso i tribunali minorili di Messina, Reggio Calabria e Roma, ospite d’eccezione dell’Assemblea generale della Filcams Cgil di Parma. “La categoria ha fatto un percorso attento sul tema della legalità -ha spiegato il segretario generale Filcams Parma, Maurizio Miati- per conoscere al meglio il fenomeno e la risposta che lo Stato e varia associazioni hanno messo in atto, soprattutto a tutela dei minori”. Giuseppina Latella, insieme a Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale per i Minori di Reggio Calabria, ha lanciato il progetto “Liberi di scegliere”, una vera controffensiva contro la ‘ndrangheta, “una seconda opportunità per bambini, ragazzi e madri che sono così riusciti ad avere una nuova possibilità di vita”, ha detto Emilia Bennardo, referente per Parma di Libera. Per cambiare, è stato necessario allontanarli da un ambiente malsano, pervaso e contaminato da una subcultura mafiosa che, particolarmente in Calabria, si fonda sul legame di sangue. Legame difficilissimo da allentare, scardinare, per non dire tranciare: “La giustizia minorile ha fondamentalmente lo scopo di tutela del minore – ha spiegato Latella- dunque abbiamo utilizzato strumenti giuridici che già c’erano, cercando la strada giusta: la decadenza della responsabilità genitoriale. Grazie alle intercettazioni fornite dalla Procura Antimafia potevamo ricostruire la responsabilità del genitore nell’instradare il figlio alla delinquenza. La difficoltà nasceva nel momento dell’allontanamento per la carenza di strutture. Il progetto ha avuto fortuna perché abbiamo avuto accanto il volontariato qualificato di Libera e perché abbiamo incontrato la volontà di tante madri di sottrarre i figli al pericolo di vita e di detenzione che la delinquenza comporta. Quelle donne hanno fatto la rivoluzione nel mondo della‘ndrangheta”. Il percorso messo a punto con “Liberi di scegliere” ha coinvolto una serie di figure professionali, dagli psicologi agli assistenti sociali: “Ciò che manca ad oggi è un sistema di leggi che aumenti le tutele nei confronti di chi sceglie di troncare questo legame, ma è necessaria anche la collaborazione con tutti i settori della società civile”.